“The Rider – il sogno di un cowboy” è una storia ambientata nel West americano che ancora esiste ma che non fa più da sfondo ad una trama western. Nel regno decadente del benessere americano questo contemporaneo West selvaggio, forse non troppo dissimile da quello della mitica Frontiera viva di orizzonti inesplorati e fortune improvvise, oggi sembra essere solo l’avamposto di solitudini e sogni che non superano lo steccato di un rodeo. La storia si svolge nella riserva indiana di Pine Ridge, nel South Dakota, dove Brady domando cavalli nei rodei locali aspetta la chance per salire tra i professionisti mentre i suoi risultati pompati dal tam-tam di YouTube (e non dai segnali di fumo) ne fanno uno degli idoli locali degli adolescenti. Domare cavalli, per la gente del posto, significa adrenalina e applausi che rendono tollerabile la quotidianità in cambio di quei secondi in groppa al demonio e Brady di certo non rinuncia a quel momento in cui entra in contatto con l’an
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Tutti i nomi del mondo
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Autore: Eraldo Affinati, classe '56, a sensazione è uno a cui piace camminare, www.eraldoaffinati.it Editore: Mondadori, www.librimondadori.it “ Tutti i nomi del mondo” è l’unico libro che mi ha causato un eczema alla caviglia sinistra perché pur di non girare le pagine farcite di nomi stranieri, romanesco e punti esclamativi ho preferito martoriarmi la caviglia con le unghie ma il libro andava letto a causa di un esame universitario quindi o mi facevo scornare dall'autore o domavo la sua scrittura fatta di salti temporali, colpi bassi e personaggi che entrano nella storia come incursori dei NAVY SEALS . Mi sono grattato meno e ho sfogliato qualche pagina in più capendo che “ Tutti i nomi del mondo” è il classico libro che gli studenti non dovrebbero mai e poi mai leggere a scuola perché è un libro che con la scuola “normale” non c’entra nulla invece ogni professore di fronte all'opera di Affinati dovrebbe diventare carta assorbente di ogni goccia di pass
Le Ragazze di Wall Street - Business is Business
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Meteo: 8 gradi. Pioggia leggera, quella che il primo colpo di tergicristallo serve, il terzo s'incaglia sul parabrezza. Visione da accompagnare con focaccia allo speck e coca-cola. Se vivi in pianura, a volte, l’unico modo per vedere le montagne è dalla cima di un cavalcavia. Le vedi quando non c’è nebbia, se non piove o se i forni delle ceramiche hanno lavorato meno del solito ma questa mattina i camion intasavano comunque la tangenziale incolonnati verso le ceramiche in un tetris di clacson e frenate per poi scomparire dopo una rotonda. Dal cavalcavia vedevo solo la scritta “TransTrasporti” e una targa ucraina. E c’era la nebbia. Da qualche parte è nevicato perché i social hanno telegrafato tutto il giorno immagini di laghi ghiacciati e faggete immerse nella neve, certo che sarebbe più romantico sentire l’odore della neve ma questo è possibile solo verso sera quando l’alta marea dello smog si placa e si avverte un profumo come di piuma aromatizzata al car
L'Ultimo Giardino - opere di Alice Padovani
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Ho sempre avuto poco tempismo per prenotare le vacanze estive a Febbraio, per telefonare a mia madre o per farmi una pensione privata. Arrivo sempre all'ultimo momento e godo poco delle cose belle, non che una pensione privata lo sia, ma una cosa di sicuro bella è la mostra “ L’Ultimo Giardino” dell’artista Alice Padovani presso l’Hangar Rosso Tiepido che è un puntino colorato nella zona industriale di Modena, un capannone tra i capannoni con un cuore pulsante arte e socialità. Peccato essere arrivato nell'ultima ora dell’ultimo giorno di apertura. Le pareti interne dell’Hangar hanno graffiti enormi, ne ricordo uno di corpi avvinghiati gli uni agli altri per non essere risucchiati da un buco nero poi però non ne ricordo altri (tornerò) perché tutta la mia attenzione si è incollata alle opere de “L’Ultimo Giardino”. Ero reduce dal primo pranzo invernale a base di tortellini e “ L’Ultimo Giardino” è stato i
La ragazza del convenience store
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160 pagine dentro un piccolo grande universo di domande da cui, almeno una volta nella vita, siamo scappati tutti. E' il Giappone ma potrebbe essere ovunque. Autore: Murata Sayaka (una che vince carrettate di premi). Editore: edizioni e/o www.edizionieo.it Nella routine di protocolli che governano la quotidianità di un piccolo market giapponese, Keiko Furukura porta avanti una sua rivoluzione silenziosa avendo, fin da piccola, compreso di non comprendere perché un uccellino morto nel parco non si possa mettere in forno o perché sia sconveniente prendere a badilate i bambini. Keiko rivendica l’incapacità di uniformarsi all'assurda richiesta di fare carriera, sposarsi e mettere al mondo un figlio. Oppressa dalle domande delle poche amiche a cui non vuole dare risposte pre-confezionate ma nemmeno procurare loro un dispiacere rispondendo con la verità di chi non trova l'ombra di un proprio riflesso nello specchio della società, decide di accettare l’uni
Boy Erased - Vite Cancellate
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Meteo: Piove. Non si vede la luna. Al pomeriggio arcobaleno premonitore. Visione da accompagnare con rosetta farcita di maionese, cotto, insalata, aceto balsamico e una birra IPA Quando gli americani vogliono raccontare il cuore e l'intestino della loro società, che sia il sobborgo della metropoli o la provincia dell'Arkansas, non si rimane indifferenti. In "Boy Erased" la comunità-fortino vigila sul pericolo della diversità del singolo. E' un film sul delirio della conversione sessuale. E' un film che deluderebbe la Meloni. E' anche una storia di relazioni familiari che tra resistenze, ferite e messa in discussione dei ruoli evolve con sofferenza nel continuo rispetto dell'altro e del sentimento familiare, senza scadere mai nel banale zuccherino dell' AMMMORE cura di ogni male. Un male rappresentato non solo dal "problema" del protagonista ma anche dall'assenza di dialogo tra padre e figlio timorosi di sapere qualcosa in
I morti non muoiono (un cast che farà risvegliare i morti)
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Meteo Esterno: sole grigio come una moneta da 5 lire trovata nel cappotto della nonna. Umidità amazzonica. Visione da accompagnare con castagne cotte in forno la sera prima e acqua gasata. Nella deliziosa e provinciale "CenterVille" gli zombie prendono vita. Gli zombie fanno gli zombie e ammazzano gli abitanti di "CenterVille" fagocitando nel mentre anche la narrazione che per fortuna procede rapida. Cast d'eccezione per una noia eccezionale che fa lo slalom tra catastrofi ambientali, comparse che scompaiono e meta-cinema che se non sei "Deadpool" puoi anche evitare. Il paterno e calmo sceriffo non fa gran che per salvare "CenterVille" e sembra l'ombra del regista Jarmush, il quale non fa nulla per evitarci la delusione di una storia fine a se stessa che strizza l'occhio ai cine-amatori con decine di citazioni ma in realtà, più che strizzare l'occhio, quello di Jarmush sembra lo sguardo dell'impiegato svogliato che